L'Arcadia

Fondata a Roma nel 1690, L'Arcadia è legata al soggiorno romano di Cristina di Svezia che, convertitasi al cattolicesimo e dopo aver abbandonato il trono, elesse a sua sede Roma, dove raccolse intorno a sé gli ingegni più noti del tempo.

L'irrazionalismo e il "cattivo gusto" dell'estetica barocca costituiscono il principale motivo polemico dell'Accademia dell'Arcadia, sul finire del XVII secolo. A giudizio degli arcadi le intemperanze del Barocco hanno messo in crisi non solo il buon gusto letterario ma anche i valori morali, e quando essi si prefiggono di riconquistare l'antica sobrietà dell'espressione artistica, intendono anche riaffermare il significato e il valore di una moralità decaduta. Non è un caso che il Parini, importante studioso e conoscitore dell'Arcadia, dichiari che richiamando gli animi "alla elegante semplicità [...] degli antichi esemplari greci, latini e italiani", essa ha consentito di riportare "nel loro seggio la verità, la natura e il buon gusto [...] già per un secolo sbanditi [posti al bando]".

Gli arcadi si muovono a rivalutare il buongusto offeso e tradito dal Barocco, in due maniere. Per prima cosa essi avvisano la necessità di rinnovare i contenuti e le forme della poesia, alleggerendo l'esasperazione dei temi e l'artificiosità dello stile; come seconda cosa invece, intendono riprendere e continuare la tradizione italiana ritornando a ideali di sobrietà e di equilibrio interiore. Il primo aspetto, risponde ad un orientamento più strettamente filosofico, è sostenuto dal Gravina, il quale concepisce l'Arcadia come centro promotore di un innovamento radicale della cultura, fondato sull'impegno civile e sulla rilettura diretta degli antichi; l'altro aspetto, riflette la posizione moderata del Crescimbeni, il quale si richiama al modello del Petrarca e dei migliori petrarchisti del Cinquecento, il Chiabrera e il Testi, tendendo ad un miglioramento del contenuto, senza rumorose rotture con il recente passato. Quest'ultima possibilità di scelta avrà la meglio, poiché più consona al momento storico e culturale, la quale esprime le inclinazioni della nascente civiltà settecentesca, che rifiuta gli argomenti morali o religiosi di forte impegno concettuale e i toni solenni, e ama piuttosto i motivi lievi e patetici o un delicato e ingenuo edonismo.

Nel 1711 all'interno dell'Arcadia prende forma una polemica tra le due correnti; il Gravina e il suo gruppo escono dall'Accademia e ne fondano un'altra, chiamata dei Quirini, che avrà però vita breve; infatti sarà quasi completamente riassorbita dall'Arcadia alla morte del Gravina stesso, nel 1718.

Pietro Metastasio e Paolo Rolli rientrano tra i molti seguaci del Gravina, con loro la ricerca civile suggerita dai graviniani approda definitivamente ad una maniera spontanea, semplice e melodiosa, piena di grazia e di musicalità.

Petrarca è il primo modello per la produzione arcadica. L'Arcadia inoltre si richiama ai poeti greci Pindaro, Anacreonte e Teocrito, e, tra i latini, a Orazio, agli elegiaci e soprattutto a Virgilio, da cui trae direttamente l'aspirazione a restaurare la mitica "età dell'oro", durante la quale la vita scorreva semplice e felice, con un richiamo al mito ed a significati idilliaci.

I soliti temi, privi di un reale spessore psicologico, sono soprattutto idillico-pastorali e si risolvono in immagini semplificate e circoscritte di quella tensione emotiva, in quelle piccole "scene" graziose, dove si alleggeriscono e si stemperano nel gusto sentimentale.

Il sonetto, la canzone e la canzonetta sono gli schemi metrici più usati, ma non mancano gli epigrammi e gli intermezzi, brevi componimenti di quattro o sei versi.

La ricerca di un lessico e di uno stile sobri e lineari vengono rielaborati sugli schemi classici, semplici e chiari, a cui si cerca di giungere attraverso una rigorosa simmetria fra le varie parti del testo.

Senza dare vita ad una civiltà nuova, l'Accademia costituisce un'ottima scuola di poesia e restituisce a questa forma espressiva quella funzione sociale che una lunga tradizione storica le aveva assegnato: di strumento che può accompagnare e richiamare alla memoria le vicende umane, prima ancora che interpretarle.

L'Arcadia "segnò", in Italia, con il suo gusto tutti i maggiori poeti del secolo, dal Rolli al Metastasio, fino al Parini e all'Alfieri, e incise la sua impronta sia sulle posizioni dell'Illuminismo, a cui porterà il contributo delle sue esigenze di chiarezza e di razionalità, sia su quelle del Neoclassicismo, per il deciso recupero dei valori del mondo antico.

Simone Bartolini, 2001