AA. VV., Domenico Zipoli organista e compositore pratese. Contributi raccolti in occasione della XV Rassegna Internazionale di Musica per organo "Domenico Zipoli ", Prato 1981.

PINESCHI Umberto, Alcune osservazioni sul modo di registrare le musiche organistiche di Domenico Zipoli, pp. 41-45 (testo integrale escluse le note)

Al pari dei suoi contemporanei, Domenico Zipoli non è molto generoso nel corredare le sue Sonate di intavolatura per organo di indicazioni di registrazione, lasciando perciò l'esecutore di oggi talvolta piuttosto perplesso. Il fatto di non trovare suggerimenti sufficienti né in Zipoli né presso i suoi contemporanei rende quindi preziosi gli elementi che a questo proposito ci vengono offerti da alcuni compositori o toscani o comunque eseguiti in Toscana che, sebbene posteriori, ma neanche di molto, a Zipoli, sembrano tuttavia innestarsi in uno stesso filone per certe caratteristiche delle loro opere, o simili ad alcune caratteristiche riscontrabili nelle Sonate di intavolatura del compositore pratese, o comunque collocabili in una linea di abbastanza coerente sviluppo di esse.
Il caso che ci sembra più interessante è un libro d'organo manoscritto, adespota ed anepigrafo, composto intorno al 1750, piuttosto prima che dopo, contrassegnato come B. 226,8 nella Biblioteca Musicale dell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Pistoia (1). Certe forme, certi moduli e certi consigli di registrazione fanno pensare ad una continuità di tradizione tra Zipoli e l'ignoto compositore del MS B. 226,8. Ciò, del resto, non deve destare alcuna meraviglia, dato che la prima formazione musicale di Zipoli avviene a Firenze e a Bologna (2), centri a cui facevano naturalmente capo molti musicisti del comprensorio Pistoia-Prato (3).
Il MS B.226,8 è formato da quattro Messe (de' morti, in quinto tuono, in sesto tuono e del doppio) consistenti ciascuna in una serie completa di versetti per Kyrie, Gloria (eccetto, ovviamente, che per la Messa de' morti, dove ne viene offerta invece una per il Dies irae), dopo l'epistola, Sanctus, Agnus Dei e per dopo l'ite missa est (eccetto che per la Messa de' morti) ed in una doppia serie di pezzi per Offertorio, Elevazione e Post Communio, con un'appendice conclusiva formata da una Toccata, un Offertorio pastorale, un Post Communio pastorale e una Pastorale.
Tra i versetti ve ne sono molti che ricordano i Versi di Zipoli, specialmente i primi della serie per i Kyrie, in stile di breve toccata come i primi in do maggiore, fa maggiore e sol minore di Zipoli, ed altri, numerosissimi, in stile fugato a somiglianza di quasi tutti gli altri di Zipoli. Né Zipoli, né il MS B.226,8 danno indicazioni di registrazione per questi due tipi di pezzi, però un autore successivo, il pistoiese Giuseppe Gherardeschi (1759-1815), scrive due doppie serie di versetti (4) di cui una di carattere più tradizionale, ovverosia in severo stile fugato come in Zipoli e nel MS B.226,8, che intitola "Versetti a pieno", e un'altra di carattere, diciamo così, più moderno, intitolata "Versetti concertati", nella quale ve ne sono alcuni in stile di toccata che, se non sono uguali al tipo analogo di Zipoli e del MS B.226,8 di cui parlavamo prima, sono tuttavia riconducibili ad esso come idea e portano l'indicazione "organo aperto", una volta ulteriormente precisata con ripieni di trombe e cornetto (5).
Nel MS B.226,8 vi sono almeno tre brani per l'Offertorio che non solo si rifanno allo stesso principio adottato da Zipoli (peraltro non solo da lui in Italia(7)), ma, pur essendo chiaramente più recenti ne condividono sia lo spirito che il sapore: passaggi di diverso tipo (arpeggi, scale, ecc.) impostati su lunghe note tenute col pedale, che comunque, a differenza di quanto si verifica in Zipoli, cambiano nel corso dello stesso pezzo. Come già quello di Zipoli, anche i succitati brani per l'Offertorio del MS B.226,8 non recano indicazioni per la registrazione. Però in una miscellanea di musiche per organo, grosso modo databili tra il 1760 ed il 1780 ma sempre di scuola toscana, anzi verisimilmente non al di fuori della zona Firenze-Pistoia-Lucca (8), vi sono otto brani per l'Offertorio, evidentemente concepiti nella linea di una coerente evoluzione dello spirito che anima quelli del MS B.226,8 e, in definitiva, anche quello di Zipoli. Quattro di essi (9) portano indicazione di registrazione: "aperto" o "tutti", con "chiuso" o "trombe" per certi episodi intercalati. È importante notare che solo questi quattro hanno indicazioni del genere e che se le hanno è unicamente perché gli episodi intercalati richiedono meno volume di suono: è, cioè, un modo di avvertire, in termini organistici, quando si deve suonare più piano e, conseguentemente, anche quando si deve tornare alla sonorità precedente. Gli altri quattro brani per l'Offertorio non hanno indicazioni di registrazione semplicemente perché, non essendo prevista nessuna alternanza di colori, è sottinteso l'organo aperto da principio fino in fondo ed è perfino inutile annotarlo perché si tratta di prassi normale. Ne abbiamo delle prove nei testi stessi citati: intanto i brani per l'Offertorio senza indicazioni di registrazione sono scritti chiaramente nello stesso stile o spirito adottato dagli altri quattro nelle parti per organo "aperto" o "tutti", ma poi ben tre di questi quattro non hanno, all'inizio, nessuna indicazione, hanno, al sopraggiungere dell'episodio intercalato, l'indicazione chiuso ed hanno solo alla fine di questo episodio, l'indicazione aperto (chiaramente sottinteso: come all inizio). Il bello è, fatto ancora più sintomatico, che uno di questi tre pezzi appartenendo ad una Messa intitolata "Messa piana per organo con registri a piacere", dovrebbe invece, per coerenza, lasciare l'esecutore libero di scegliersi le sonorità appunto a piacere suo. Una conferma di questa che abbiamo chiamato prassi normale la troviamo nell'Offertorio pastorale del MS B.226,8 che, pur avendo un carattere cosi speciale, nondimeno comincia e finisce anch'esso con "organo aperto", che l'autore ha dovuto, peraltro, notare espressamente perché la parte centrale del pezzo è costituita da episodi che richiedono sonorità diverse, via via specificate con precisione. Questa prassi normale, che a questo punto possiamo a diritto chiamare tradizione, perdura anche in un'epoca successiva rispetto ai casi finora citati. Infatti nella Biblioteca Musicale dell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Pistoia sono conservati tre brani per l'Offertorio di Giuseppe Gherardeschi (10), che portano, come indicazioni di registrazione, "pieno", "pieno con trombe" e "organo aperto" (11), con in più l'esplicita prescrizione del timpano, presente in Italia nell'organo fin dal Cinquecento e in Toscana in particolare almeno fino dal 1664 (12). Vista la compattezza e la continuità di queste testimonianze, si può ben pensare che l'impiego di sonorità massicce per l'Offertorio, momento più spettacolare della Messa, quando il celebrante si muove con il turibolo fumigante attorno all'altare assieme ai ministranti in una specie di lenta e solenne danza sacra, sia addirittura più antico di Zipoli (precedente di troppo poco tempo al MS B.226,8) e che, perciò, la registrazione ideale per il suo "All'Offertorio" sia appunto un organo aperto con l'intervento del timpano per sottolineare, rendendoli più spettacolari, certi accenti. Nessuno probabilmente è in grado di precisare quale organo Zipoli considerasse destinatario delle sue Sonate di intavolatura, però egli fu titolare dell'organo della chiesa del Gesù a Roma e questa sua qualifica figura, forse non senza significato, sul frontespizio della edizione a stampa della sua opera. Su quello strumento era senz'altro possibile realizzare un organo aperto di diversi tipi: dal ripieno completo al ripieno più trombe e perfino più cornetto, registrazioni che incontriamo più tardi, come abbiamo già detto, nella scuola pistoiese, ma che sono già tutte possibili sull'unico organo di Hermans che rimane, quello cioè della chiesa dello Spirito Santo di Pistoia (13).
Troviamo un altro indizio di continuità di tradizione tra Zipoli ed il MS B.226,8 almeno in due brano per il Post Communio (14) tra i nove in esso contenuti, i quali, infatti, portano l'indicazione "con flauto" a somiglianza di "Al Post Comunio" di Zipoli che ha l'indicazione "co' flauti". Questo genere di registrazione fu, quindi, ritenuto uno dei caratteristici per questo momento della Messa, almeno per un certo tempo in Toscana. Da osservare, poi, che gli altri brani per il Post Communio del MS B.226,8 non sono granché dissimili dai due summenzionati, pur non richiedendo espressamente il flauto. Mentre, però, il MS B. 226,8 usa il singolare, cioè "col flauto", il che dovrebbe perciò significare una registrazione consistente in un flauto solo, o comunque non implicate più di un flauto (o in ottava, o in duodecima, o in decimaquinta, quelli, cioè, che si riscontrano nell'organo italiano dell'epoca), Zipoli usa il plurale, cioè "co' flauti". Qualunque significato egli abbia voluto dare a questa indicazione, è certo, tuttavia, che usando assieme tutti e tre i flauti dell'organo Hermans di Pistoia, cioè un flauto tappato 8', un flauto 1' nei bassi ed un flauto 2 2/3 nei soprani, si ottiene un effetto splendido, non disturbato affatto dal frequente passaggio dai bassi ai soprani, e viceversa, che si verifica tra fa3 e sol3 (15).
Un legame più evidente tra Zipoli ed il MS B.226,8 lo troviamo nelle pastorali che chiudono ambedue le raccolte. Lo schema è lo stesso (Largo, Allegro, Largo piva in Zipoli; Adagio, Allegro ma presto, Piva nel MS B.226,8) e simile è la registrazione del brevissimo e svelto secondo movimento ("co' flauti" in Zipoli (16), "flauto solo" nel MS B.226,8), ma il MS B.226,8 dà la registrazione anche per il primo movimento, cioè principale e flauto, di ottimo effetto nel Largo iniziale della Pastorale di Zipoli (17). Per la Piva, nessun'altra indicazione ci viene offerta dalle due pastorali. Possono essere di aiuto all'organista, comunque, i consigli di registrazione probabilmente ispirati da Hermans (18) "per formar la lira, e piva" sull'organo del duomo di Como di sua costruzione, ma che però era a due manuali: "si ferma la mano sinistra sopra la tastatura di sotto, suonando uno, overo due tasti della voce umana (19), e di sopra il flauto in duodecima, overo tromba, o cornetto, o flauto in ottava, o cornetto in ecco o voce umana nelli soprani (20), aggiungendo talvolta la tromba, tamburo e rosignoli".